Come ho superato l'ansia da prestazione legata al canto

Circa 13 anni fa ho smesso di fare concerti a causa di un'ansia da prestazione che trasformava le mie esperienze in pubblico in un incubo. Allora sottrarmi al supplizio è stata la scelta migliore e l'ho fatta senza rimpianti, ma negli ultimi anni ho cominciato a riconoscere la mia buona intonazione e musicalità come un dono che avrei voluto utilizzare per semplice gratitudine. Allo stesso tempo, il mio blocco emotivo c'era ancora e mi paralizzava come si paralizza un animale davanti ai fari di un'auto. È una delle reazioni di difesa naturali che si hanno di fronte a eventi traumatici e sono automatiche, al di fuori del nostro controllo. Comprendo che molti possano non capire come un concerto possa essere percepito come una minaccia alla propria sopravvivenza, ma nel mio caso era proprio così, al di là di tutto ciò che potevo raccontarmi razionalmente. Durante la mia formazione con Charlie Morley mi sono scontrata con la mia ansia da prestazione, dato che ad esempio ho dovuto fare una presentazione di 10 minuti sul sogno lucido davanti ai miei colleghi (quasi tutti terapeuti), agli assistenti di Charlie e a lui che, pur alla sua maniera delicata e accogliente, in qualche modo avrebbe valutato la mia competenza. Visto il mio stato emotivo insostenibile ho finalmente deciso di cogliere l'occasione per lavorare al problema col sogno lucido.
Mi ci sono voluti 4 diversi "progetti di sogno":

  • Nel primo ho scelto di integrare un aspetto della mia "ombra d'oro". L'ombra d'oro è un archetipo junghiano che racchiude il potenziale che nascondiamo a noi stessi e agli altri, negandolo per paura, vergogna o altro. A volte, quando qualcuno manifesta delle qualità che ci incantano particolarmente, è perché fanno parte della nostra ombra d'oro, ma riusciamo a vederle solo in un'altra persona senza renderci conto che appartengono anche a noi. Su questa base ho deciso di fare mia la grande gioia ed entusiasmo che un'amica indiana di nome Sonal vive nel cantare canti devozionali per gli altri. Questa sua caratteristica mi colpiva molto perché stava esattamente all'estremo opposto di ciò che provavo io. Una volta che in un sogno mi sono resa conto di stare sognando ho detto: "accolgo in me come un dono la gioia e l'entusiasmo con cui Sonal canta per gli altri".
  • Nel secondo progetto di sogno volevo curarmi la laringe. Curare sintomi fisici non è supportato dalla ricerca scientifica, ma essendo una mia libera sperimentazione ho voluto tentare. Appena mi sono resa conto di sognare ho portato le mani al collo con l'intenzione di guarire i miei problemi alla gola, ma poi da sveglia ho visto che era ancora tutto come prima.
  • Come terzo progetto volevo avere in sogno un'esperienza di concerto positiva. Sono diventata lucida mentre sognavo di essere in un pub affollato e ho cominciato a cantare per gli avventori. La mia voce risuonava dappertutto, come amplificata e io ero perfettamente rilassata e divertita e mentre cantavo mi avvicinavo alle facce della gente, con cui c'era quindi una complicità bella e leggera. Ad un certo punto mi si è avvicinata una donna che si è fermata di fronte a me e mi guardava senza parlare. Io, che sono abituata a considerare ogni personaggio di sogno non come qualcun altro, ma come parte della mia stessa psiche l'ho abbracciata e, con un forte senso di gratitudine che veniva dall'apprezzare l'opportunità di cambiamento che stavo avendo, le ho detto: "da ora canto con gioia e pace nel cuore". Poi le ho chiesto: "che aspetto di me rappresenti?", ma l'entusiasmo di essere appena riuscita a completare un nuovo progetto di sogno mi ha svegliato prima che potessi avere una risposta.
  • Il mio quarto ed ultimo progetto di sogno mirava di nuovo a risolvere il problema alla gola (naturalmente dopo aver già fatto esami medici e aver tentato mille cose inutilmente negli anni). Ho deciso di incontrare in sogno la personificazione della causa del problema per chiederle come potessi guarirla. La risposta è stata "non reagire". Questo per me aveva perfettamente senso, perché nel mio percorso spirituale, quando reagiamo, ad esempio con rabbia o tristezza a ciò che la vita ci presenta, significa che lo consideriamo ingiusto, dunque questo "non reagire" per me era un richiamo a vedere ogni "problema" come un'occasione su misura per me, in cui semplicemente prendere atto della situazione che si presenta, fare la scelta più equilibrata possibile in quella circostanza, per poi lasciar andare la questione.
Dopo tutto questo percorso mi è stato chiesto di cantare in diverse circostanze, in pubblico e anche a tu per tu, che ho sempre trovato anche più imbarazzante che stare sul palco! Ho accettato subito anche solo per la curiosità scientifica di valutare l'esito del lavoro fatto.
Ogni volta, in particolare la prima, mi sarei aspettata una comprensibile e sana dose di agitazione, ma ho constatato con grande sorpresa di non averne nessuna! Occasione dopo occasione continuo ad osservare con stupore e gratitudine di essere totalmente rilassata e semplicemente desiderosa di cantare e mi godo ogni momento musicale come mai mi era capitato in tutta la vita, almeno finché ricordo. Inoltre, da tanti anni ho un problema cronico alla laringe, che inficia la mia possibilità di controllare l'uso della voce come serve per cantare bene.